martedì 27 novembre 2007

Dateci dentro!


Il corso è finito. Noi ce l'abbiamo messa tutta, adesso tocca a voi: andate e...fotografate. Ci risentiamo (fra qualche mese) per fare il punto della situazione e - se credete - per vedere/valutare assieme i vostri lavori. Resta sul tappeto l'ipotesi di un'eventuale mostra collettiva (estate-autunno 2008?)...ma avremo modo di discuterne con tutta calma.
Stay tuned.
Guarda il video: clicca qui

lunedì 19 novembre 2007

Liscia o gassata?



...ovvero, naturale o artificiale? Premesso che quella naturale è - fotograficamente parlando - la miglior luce in assoluto, non significa che si debba (si possa) far esclusivamente affidamento su di essa. Disporre di un set di luci artificiali, vuol dire, infatti, aver la possibilità di lavorare con tutta calma; disporre a piacimento i punti luce; inserire uno sfondo, piuttosto che un altro; aumentare, diminuire, diffondere o riflettere la luce... insomma: liberare la propria creatività, curare la scena nei minimi dettagli e scattare solo quando si è soddisfatti. Allestire un set base (come dimostro sempre nei miei corsi) non è così complicato come si crede. Per cominciare saranno sufficienti 2-3 lampade, avvitate su robusti portafaretti muniti di pinza (ideali quelli specifici per fotografia, come le Photoflood Ianiro) un paio di pannelli di polistirolo di 1m. di lato (da utilizzare come schermi riflettenti), alcuni lenzuoli (uno nero e uno bianco, per esempio, da alternare come sfondi) e un paio di cavalletti stativi (date un'occhiata su Ebay). Ah!...per le lampade, la scelta è obbligatoria: Philips PHOTOLITA Type PF 207 E/21 (250 W), oppure - meglio - Type PF 318 (500 W) o le equivalenti Dr. Fisher (vi avverto, non sono semplicissime da trovare!): se scattate con pellicola a colori vi garantiranno una buona riproduzione cromatica, eliminando la dominante arancione, tipica delle immagini riprese in luce artificiale: l'unica accortezza sarà, però, quella di usare la speciale pellicola diapositiva Kodak EPY 64 ISO, appositamente tarata per la luce al tungsteno (3200 kelvin). Se scattate in B/N, ovviamente, il problema delle dominanti è irrilevante. 
In digitale, invece, sarà sufficiente impostare il corretto bilanciamento del bianco ("incandescente" o "tungsteno" nel relativo menù), e il gioco è fatto.
Se si dispone di un budget più consistente, si può prendere in considerazione l'acquisto di una o due lampade fluorescenti, o a LED, del tipo specifico per fotografia, come quelle prodotte da Lupo. A me personalmente non entusiasmano: sono un po' "fredde"; le vedo più adatte a uno studio televisivo.
I professionisti, invece, utilizzano torce flash collegate a potenti generatori , piuttosto ingombranti, ma assai potenti e flessibili, e dotati di una gamma infinita di accessori per modulare la luce a piacimento. 
Esistono anche flash elettronici di tipo portatile, i cosiddetti monotorcia, spesso acquistabili in kit di dimensioni contenute, all'occorrenza trasportabili in una comoda valigia. Chi vuol saperne di più, legga quest'altro post.



lunedì 12 novembre 2007

La forza della semplicità


"Un pittore, per migliorare la composizione di un quadro, può fare tutti i cambiamenti che vuole. Può aggiungere, cancellare, ricominciare da capo finché non è soddisfatto. Tutto ciò non è concesso al fotografo. Quando l'otturatore è scattato, la composizione è fatta. Fino a quel momento c'era la possibilità di disporre gli oggetti e le persone, di sceglierli, di escluderli; dopo quel momento non si può cambiar quasi più nulla. Comporre un'immagine fotografica significa fare in modo che le sue diverse parti formino un'unità. Per ottenere questo risultato è necessario che l'interesse si concentri su ciò che è veramente importante, che linee e forme siano disposte in modo armonioso, che luci ed ombre siano ben equilibrate, che l'immagine sia racchiusa in una cornice naturale e organica, non ingombrante e non artificiale"[...]"La semplicità non è mai un errore. Quanto più semplicemente un'immagine è concepita e realizzata, tanto più efficace sarà...". Andreas Feininger (Il libro della fotografia).
A questo proposito suggerisco la visione delle belle fotografie raccolte sul sito del fotografo spagnolo Chema Madoz : clicca qui. A chi desiderasse approfondire le nozioni di Composizione - attenti, però, a non prenderle troppo sul serio! - consiglio di leggere gli appunti di Michele Vacchiano: scaricate il file Pdf dal mio server: clicca qui.

sabato 10 novembre 2007

Restauro virtuale


A differenza del "restauro tradizionale" che opera direttamente sul documento originale (stampa fotografica, negativo, positivo ecc), principalmente allo scopo di limitare e/o prevenire successivi deterioramenti, il restauro virtuale - attraverso l'impiego di software dedicati - permette di realizzare tutti quegli interventi inattuabili con la metodologia classica: ripristino del contrasto originale, ricostruzione delle parti abrase o mancanti, riequilibratura tonale e cromatica, recupero di dettagli e particolari altrimenti invisibili ad occhio nudo. Inoltre, questa tecnica - al contrario di altre - esclude qualsiasi tipo di alterazione e/o modifica del supporto originale, intervenendo esclusivamente su una fedele riproduzione digitale del medesimo, ottenuta mediante scanner ad alta definizione o, in taluni casi, con l'ausilio di speciali apparecchi fotografici. In seguito all'ottimizzazione per l'output, si invia il file in stampa (che avviene attraverso il tradizionale processo chimico, su carta fotografica). Il supporto originale è riconsegnato al committente intatto, unitamente alla copia perfettamente restaurata e al CD, contenente il relativo file.
Vai sul mio sito e visita la sezione "Portfolio" per vedere alcuni esempi...